Nutrizione

C’è una profonda differenza tra Mangiare e Nutrirsi, la stessa differenza che c’è tra Sopravvivere e Vivere. Mangiare implica portare del cibo alla bocca, riempire un vuoto, fisico o emotivo, assecondando un bisogno. Nutrirsi, invece, significa prendersi cura di sé stessi, facendo delle scelte che portino un beneficio al nostro corpo, ma anche alla nostra mente.

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Il peso in eccesso non è una questione meramente estetica, è soprattutto un fattore di rischio per moltissime patologie. Problemi gastrointestinali, calo della fertilità, disturbi cardiaci, tumori, possono derivare tutti da un eccessivo aumento ponderale.

Nutrizione oncologica

L’alimentazione nel paziente oncologico, sia con malattia attiva sia nel follow up, è un campo estremamente delicato.
Non esiste “la dieta anticancro”, come non esistono integratori in grado di sconfiggere la malattia.

Malattie autoimmuni

A seconda del distretto colpito dalle nostre cellule immunitarie avremo malattie diverse: tiroiditi autoimmuni, sindrome di Sjögren, artrite reumatoide, sclerosi multipla, morbo di chron, rettocolite ulcerosa, lupus, vitiligine, gastrite atrofica autoimmune ecc…

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Il peso in eccesso non è una questione meramente estetica, è soprattutto un fattore di rischio per moltissime patologie.
Problemi gastrointestinali, calo della fertilità, disturbi cardiaci, tumori, possono derivare tutti da un eccessivo aumento ponderale.
Perdere peso è però un percorso non solo fisico, ma anche e soprattutto mentale ed emotivo.
Insieme decideremo un obiettivo reale da raggiungere e lavoreremo perché non sia solo una mera perdita di kg, ma una nuova presa di consapevolezza, di forza e serenità. Il nostro lavoro sarà quello di prenderti per mano e accompagnarti, a piccoli passi, verso un cambiamento definitivo.
Qualora dovesse esserci la necessità di un aiuto in più, potremo contare sul supporto di un team di psicologi di fiducia che, con delicatezza e professionalità, si unirà al nostro cammino.

L’alimentazione nel paziente oncologico, sia con malattia attiva sia nel follow up, è un campo estremamente delicato.
Non esiste “la dieta anticancro”, come non esistono integratori in grado di sconfiggere la malattia.
L’approccio in questi casi dipende dagli obiettivi, dalla tipologia di tumore e dal paziente. Può essere necessario infatti far perdere peso, gestire gli effetti collaterali delle terapie, far aumentare di peso, sostenere fisicamente il paziente perché sia in grado di portare a termine tutto l’iter medico.
L’alimentazione, in questi casi, è a supporto delle terapie mediche aiutando il paziente ad avere meno disagi, cercando di rendere questo difficile cammino più sostenibile attraverso determinate combinazioni alimentari e un’integrazione studiata ad hoc, che varierà a seconda delle terapie e allo stato del paziente. Tutto ciò in stretta collaborazione e costante confronto con l’oncologo, perché lo scopo è lavorare insieme per la vittoria.

A seconda del distretto colpito dalle nostre cellule immunitarie avremo malattie diverse: tiroiditi autoimmuni, sindrome di Sjögren, artrite reumatoide, sclerosi multipla, morbo di chron, rettocolite ulcerosa, lupus, vitiligine, gastrite atrofica autoimmune ecc…
Alla base di tutte queste patologie vi è uno stato infiammatorio sistemico che l’alimentazione può aiutare a combattere attraverso uno specifico approccio: il “Protocollo Autoimmune”. Questo andrà sempre e comunque declinato e personalizzato sulla base dei sintomi e del paziente preso in carico. I risultati saranno una diminuzione dello stato infiammatorio con conseguenze riduzione della sintomatologia ad esso associata: meno gonfiore, meno dolore, meno disturbi gastrointestinali, meno stanchezza…

Quando si parla di dieta chetogenica si usa di solito il singolare, riferendosi quasi sempre alla variante utilizzata per il dimagrimento: quello che pochi sanno è che le diete chetogeniche sono moltissime e si possono utilizzare in moltissimi ambiti.
Il più conosciuto è appunto il dimagrimento, dove con un approccio VLCKD (Very Low Calories Ketogenic Diet) si associa una forte restrizione calorica alla produzione di corpi chetonici, ottenendo una perdita di tessuto adiposo.
Non è una dieta “normale” e non è nemmeno facile. E’ un percorso che per un determinato periodo non ammette “sgarri” e che non si conclude con il raggiungimento del peso desiderato, ma prevede poi altri step per aiutare il paziente a non riprendere i chili persi.
Non è adatta a tutti, anche in termini di controindicazioni che andranno valutate attentamente dal professionista di riferimento.
Le diete chetogeniche, inoltre, possono essere utilizzate anche nei percorsi di fertilità, per la gestione delle emicranie, in alcune malattie autoimmuni e, in certi casi, anche nei pazienti oncologici.

La fertilità femminile è un delicato equilibrio di molti fattori: ormonali, fisici ed emotivi.
Molte patologie femminili, tra cui le più note endometriosi e ovaio policistico, possono minare la possibilità di gravidanza e avere conseguenze anche gravi sulla vita della donna.
Un corretto e mirato approccio nutrizionale può supportare nella gestione di tali condizioni, aiutando a migliorare la qualità della vita e affiancando le terapie mediche per il riequilibrio ormonale.
Tornare ad avere un ciclo regolare, diminuire il dolore mestruale, migliorare la qualità ovocitaria, sono solo alcuni degli ambiti su cui può intervenire l’alimentazione.
Inoltre, quando la vita fertile di una donna giunge al termine, portandola in una nuova fase: la menopausa, bisogna fare i conti con un corpo che può cambiare e con un equilibrio che si perde e che va ritrovato. Il percorso alimentare può essere un valido supporto per smorzare i sintomi tipici della menopausa, come le vampate e l’aumento di peso, restituendo alla donna la serenità e l’amore per il proprio corpo.

Con “educazione alimentare” si intendono tutte quelle indicazioni e strumenti che aiutano il paziente a gestire la propria alimentazione mantenendo lo stato di salute sul lungo periodo.
Non si tratta quindi di seguire una dieta per un tempo definito, ma di acquisire nuove abitudini, competenze e un nuovo stile di vita, imparando ad organizzare i propri pasti all’interno di giornate spesso frenetiche.
Prendersi cura di sé stessi è la base di questi percorsi. Cambiare prospettiva iniziando a vivere la preparazione dei propri pasti, non come una perdita di tempo, ma come un investimento sulla salute nostra e della nostra famiglia.
È un viaggio che spesso è da farsi insieme al proprio compagno, per aiutare anche i figli a nutrirsi in modo consapevole senza però perdere il gusto e la gioia di stare a tavola.
Mangiare bene non significa necessariamente monotonia, noia o ripetizione, ma al contrario, ci dev’essere soddisfazione al palato e farci sentire gratificati.
I piatti saranno colorati, profumati e saporiti, si riscoprirà la bontà del cibo vero, mettendo le basi per una salute duratura negli anni a venire.
Tale approccio va sostenuto durante il percorso nutrizionale, qualsiasi esso sia e va sempre personalizzato sulla persona e sulle sue necessità.
I percorsi non devono essere perfetti, ma perfettamente sostenibili.

I nove mesi della gravidanza e i successivi dedicati all’allattamento sono un momento estremamente delicato per la donna.
Ci sono molteplici emozioni contrastanti: la gioia della nuova nascita, il timore per il futuro, vedere il proprio corpo che cambia e gestire i molteplici disagi che accompagnano una neo mamma.
Un corretto approccio alimentare oltre ad aiutare a gestire i fastidi della gestazione e l’aumento di peso, può essere un valido supporto durante l’allattamento garantendo alla donna l’energia e i nutrienti necessari, per nutrire sé stessa e il suo bambino.

I bambini e i ragazzi hanno bisogni nutrizionali molto diversi dagli adulti.
Le necessità energetiche si fondono allo sviluppo emotivo, creando a volte qualche criticità.
Nel bambino può presentarsi, ad esempio, la selettività alimentare, nei ragazzi in età adolescenziale può invece manifestarsi un rapporto con il cibo controverso che, se non gestito, rischia di portare allo sviluppo di Disturbi del Comportamento Alimentare.
Sono quindi due momenti, l’infanzia e l’adolescenza, che richiedono una particolare attenzione all’alimentazione, ma soprattutto un approccio non invasivo, ma efficace.

Chi pratica regolarmente sport può avere la necessità di tarare la propria alimentazione su determinati obiettivi di prestazione.
A seconda quindi dell’attività sportiva praticata, sarà necessario adattare i piani alimentari per supportare al meglio il paziente a livello energetico con il preciso calcolo dei nutrienti necessari, integrativo per evitare eventuali carenze, e fisico per garantire la miglior forma possibile ed evitare infortuni.

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